Sviluppo sostenibile e modello Open Source

La diffusione delle tecnologie ha un ruolo non secondario tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG, Goal 9: "costruire infrastrutture solide, promuovere l'industrializzazione inclusiva e sostenibile e favorire l'innovazione"). In effetti, da più parti si è denunciato l'insostenibile divario tra l'alto livello raggiunto da tante tecnologie, da una parte, e il fatto che gran parte di esse non sono disponibili alla maggioranza dell'umanità, dall'altro.

Uno degli ostacoli che -di fatto- si frappongono alla libera diffusione delle tecnologie è costituito dalle norme a protezione dei diritti di proprietà intellettuale (IPR). Si pensi, ad esempio, all'effetto dei brevetti sui farmaci o delle restrizioni sull'accesso alla letteratura scientifica sulla disponibilità di cure efficaci nei paesi in via di sviluppo. Esiste attualmente un dibattito a proposito dell'efficacia delle norme pro-IPR nel favorire lo sviluppo, ma negli ultimi anni si sta facendo strada la convinzione che paradigmi diversi siano più efficaci nel promuovere e disseminare l'innovazione. Un tipico esempio è costituito dal software Open Source, liberamente utilizzabile, che ha avuto una straordinaria diffusione e si è rivelato un motore di innovazione in molti campi: pensiamo al sistema operativo GNU-Linux, ad Android (basato su kernel Linux) che è il s.o. di gran lunga più diffuso sugli smartphone - ed in ultima analisi anche al protocollo che è alla base della comunicazione su Internet, il TCP/IP. Contrariamente a quanto può sembrare a prima vista, il software open source si rivela spesso più efficiente, e più adattabile, del corrispondente software proprietario. In favore del modello open source ci sono i vantaggi offerti dalla possibilità di sfruttare tempestivamente i risultati di altri, senza dover "reinventare la ruota" tutte le volte; e il fatto che un sistema svincolato dalla dipendenza da un produttore unico presenta in generale maggiore resilienza verso mutamenti delle condizioni ambientali.

Nel campo delle tecnologie "dure" si parla da qualche tempo di "appropriate technologies" (AT): tecnologie che possono essere utilizzate facilmente e a basso prezzo a partire da risorse direttamente disponibili alle comunità. Ovviamente, tra queste risorse un ruolo chiave è costituito dalle conoscenze necessarie per lo sviluppo tecnologico, e pertanto non deve stupire che si sia realizzata una naturale convergenza tra la filosofia delle AT e il modello open source.

Le istituzioni accademiche, che svolgono un ruolo insostituibile nella promozione dell'innovazione, possono e devono incrementare i propri sforzi nella direzione della diffusione dell'innovazione stessa. Lo sviluppo di tecnologie open source, soft e hard, ed una presa di posizione forte a favore della libera pubblicazione dei risultati della ricerca sono azioni che possono fare un'importante differenza in questo campo.


Giorgio F. Signorini (giorgio.signorini@unifi.it).
Licenza Creative Commons Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.